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Scritto da Administrator   
Martedì 13 Gennaio 2009 17:28


BATTERIA BOLOGNESE E SANSEVERESE

La Batteria alla Bolognese, a dispetto del nome, trae origini in San Severo, comprensorio dauno della provincia di Foggia, già agli inizi del ‘700 ad opera di alcuni pirotecnici locali. Questi, detti a quell’epoca “Sparatorii”, la adoperavano durante le processioni religiose, a devozione di pii sanseveresi. La batteria non era altro che una serie di colpi, connessi col passafuco che sparavano in sequenza. La tradizione narra che i fragorosi scoppiettii, che la batteria aveva, venissero utilizzati per scacciare il “maligno” e per allietare le processioni. Già all’epoca si producevano 2 tipi di batterie: “batteria da tremila colpi e batteria da cinquemila colpi”, che  venivano commissionate dai vari quartieri sanseveresi per essere incendiate al passaggio delle processioni religiose ma soprattutto durante la festa patronale.

   

L
a batteria alla bolognese è composta da una serie di colpetti che esplodono in rapida successione, intervallati di tanto in tanto (circa ogni 15 colpetti), ma in maniera costante, dalle “risposte” che sono colpi di intensità maggiore rispetto ai colpetti. Ogni tre intervalli di risposte è usuale collegarci una “quinta”, che è un colpo dall’intensità rilevante, più forte ancora della “risposta”. Inoltre, ogni tanto, viene anche inserito il “tuttù”, composto da almeno 10 risposte o quinte o addirittura da panneggi (colpi ancora più forti delle quinte) tutti rigorosamente spolettati, che sparano ogni 2-3 secondi; al termine del quale ricomincia la batteria. Più è lunga la batteria e più tuttù si inseriscono in modo da cadenzare bene il tutto. Il finale delle batterie cresce sempre più a seguito dell’utilizzo di tutte “risposte” in gergo chiamate “scappate” e successivamente di “quinte” ed anche di “panneggi” che concludono lo spettacolo con un “panneggio” un po’ più grande, che stabilisce la fine in modo fermo e deciso. Tutti i colpetti contengono oltre alla “mistura” che sarebbe la polvere deflagrante, anche le “stelle”, cioè i colori, che a seguito dell’esplosione si propagano incendiandosi a costituire un bouquet colorato. Le risposte, le quinte ed i panneggi, non contengono al loro interno le stelle colorate, che in questi casi vengono inserite nei cappelletti, che servono a connettere le botte stesse al passafuoco.

   

Lo spettacolo della batteria alla bolognese è caratterizzato dal fatto che esso può essere eseguito solo in spazi ampi in quanto, oltre alle “stelle” all’interno dei colpi, si possono utilizzare anche “fermate” costituite da artifici pirotecnici aerei, o spettacolini cinesi, che rendono più spettacolare lo sparo.

La batteria alla sanseverese invece, introdotta appunto a San Severo nel 2001, si differenzia da quella alla bolognese in quanto è composta da una “serie di colpetti a salve dal basso potenziale esplosivo”, così come dichiarato in fase di omologazione ed approvazione dal Ministero degli Interni, poiché  per esigenze di ordine e sicurezza pubblica, le batterie incendiate per le vie cittadine avevano un potenziale esplodente non idoneo per uno spettacolo da piazza.

Le batterie quindi sono state rinominate in 2 gruppi: batteria alla sanseverese e batteria alla bolognese. Per quanto riguarda la prima con delibera dalla Commissione consultiva centrale del Ministero dell'Interno (11/03E del 29 aprile 2003), si diede parere favorevole alla non classificazione delle batterie sanseveresi tra i manufatti esplodenti, definendole serie di colpetti a salve per impiego da strada tipica di San Severo (ovvero colpetti a salve alla sanseverese) e quindi utilizzabile in spazi ridotti, costituite esclusivamente dai colpetti e dalle risposte. Medesime batterie hanno la caratteristica di essere scure o al massimo al titanio, oppure a volte per una maggiore scenicità si usano degli effetti con fumi colorati derivanti dalla terra colorata che si mette incartata attorno alla risposta, quinta, o panneggio, in modo che a seguito della deflagrazione la terra si espande e si mescola al fumo che a sua volta diventa colorato. Le seconde invece, sono rimaste tali e quali a quelle di una volta in quanto si possono sparare solo in spazi dove la distanza da case sia almeno di 30 m, con l’area di sparo ben delimitata nella quale solo i pirotecnici possono accedere.

   

L’accensione della batteria è preceduta dalle “rotelle”, che sono delle girandole, che con il loro scintillio intrattengono la folla.

   

Attualmente, la cultura delle batterie, si sta sviluppando non solo in terra di capitanata, ma in tutta Italia, dove i pirotecnici dauni esportano il proprio prodotto, riscuotendo notevole successo ovunque.

Trattandosi di lunghi filari, la batteria viene adagiata su un filo di ferro che verrà poi ancorato a dei “picchetti” in ferro piantati nel terreno e che si snoderanno poi nell’area di sparo. Si possono utilizzare anche dei tubi in ferro che vengono inseriti nei picchetti così da sostenere la batteria a diversi metri da terra, per dare anche un miglior effetto scenografico allo spettacolo. Negli spazi dove non è possibile piantare i picchetti, si usano le “basette” che sono delle basi nelle quali si inseriscono sia i picchetti che i tubi. Queste devono essere molto salde e resistenti. La maggior parte dei pirotecnici usa delle vecchie ruote di autovetture alle quali vengono apportare modifiche per poterle poi utilizzare inserendo i picchetti ed i tubi.

   

La produzione della batteria è molto complessa in quanto per arrivare al prodotto finito, ci sono molti passaggi da eseguire. Vanno realizzati i singoli colpi, vanno poi micciati, ed intrecciati in una catena unica, che viene poi distesa su un filo di ferro per conferirgli una certa resistenza. Con le nuove tecnologie inoltre, invece di “spagare” i colpetti l’un l’altro per i collegamenti, si può utilizzare una macchina a pressione che con delle “ciappette” in alluminio, esegue il collegamento.
I colpetti sono collegati direttamente al passafuoco principale in quanto, essendo a basso potenziale, la loro deflagrazione non interrompe la miccia. Invece le risposte, le quinte e i panneggi necessitano obbligatoriamente di miccia con passafuoco perché devono stare lontani dal passafuoco principale in quanto, a seguito delle violente esplosioni che producono, potrebbero spezzarlo ed interrompere quindi la batteria. Per una sicurezza maggiore, i colpi più forti (quinte e panneggi) vengono fissati con dello spago, nella direzione opposta a quella con cui cammina la batteria, per allontanarli il più possibile dal passafuoco principale. I tre prodotti appena citati, sono realizzati avvolgendo un foglietto di cartone su una forma cilindrica, incartati, riempiti di mistura, micciati e spagati, invece i colpetti della batteria sono semplicemente composti da fogli di carta sottile arrotolati a forma cilindrica, chiusi ad una estremità.

Nella foto sotto, sono “i panneggi”, le “risposte”, le “quinte”  ed i colpetti della batteria.

   

   

Dal punto di vista normativo, per poter essere usate le batterie devono essere omologate, ed approvate dal ministero degli interni.

Le omologazioni più ricorrenti sono:

Batteria: costituita da 16 colpetti intervallati da una risposta per tre volte, e con una quinta finale.

Tuttù: costituito da 10 quinte o panneggi, spolettati con tenute di II o III.

Scappata: costituita da 25 o 36 quinte o anche panneggi.

Il pirotecnico poi a suo piacere, unirà nel modo che crede opportuno questi pezzi a configurare la propria batteria finale.

   

   





Ultimo aggiornamento Martedì 14 Luglio 2009 06:23
 
 
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