POST 6.1 – (segue da sopra)Sia come sia, l’inopportunità di aree PIP a Lusciano può essere motivata in vari modi, a seconda delle attività di cui si prevede l’arrivo.
Innanzitutto, nell’ipotesi di una localizzazione artigianale/industriale, occorre precisare come questa abbia bisogno di vaste aree situate lontano dai centri abitati e nell’imminenza di grandi vie di comunicazione (autostrade e/o scali merci ferroviari e/o di aereoporti) onde favorire una grande concentrazione di imprese, potenzialmente in grado di avviare sinergie fra loro e, addirittura, di fondersi in realtà piú grandi per dare l’assalto ai mercati nazionali e internazionali.
Nel caso di Lusciano, però, ciò sembra mancare vistosamente. In primis, già uno spezzettamento in due delle aree è conferma di un’incompatibilità di fondo coll’esiguità del territorio comunale. In secundis, i PIP sorgono ad estremo contatto col centro abitato. In tertiis, il vantaggio di sorgere nei pressi della Strada sopraelevata dei Ponti della Valle è neutralizzato dalla spaventosa trafficabilità di quest’ultima, oramai ridotta ad asse viario per collegare a Napoli i quartieri dormitorio della zona a nord.
La zona PIP 1, in particolare, potrebbe financo condividerebbe col centro commerciale Jambo uno dei due accessi alla sopraelevata in direzione nord con evidenti rischi di paralizzazione del transito veicolare.
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In buona sostanza, l’erezione di aree PIP luscianesi con connotati artigianali/industriali potrebbe financo rispondere al tentativo di dare al territorio comunale un reale indirizzo economico oltre l’agricoltura, ma ragioni logistiche oggettivamente insormontabili ne rendono assai difficile la caratterizzazione in tal senso.
Il posizionamento di attività commerciali e di servizi nelle aree PIP luscianesi, invece, sembra solo francamente eccessiva, non trovandosi innanzi alla necessità replicare la city londinese.
Infine, PIP luscianesi aperti, fra l’altro, ad attività edili, potrebbero costituire un vero paradosso per un territorio comunale che di tutto ha bisogno fuorché di un ipotetico rilancio del mercato immobiliare.
In chiusura, è quanto mai auspicabile l’accantonamento non solo del P.I.P. 2, ma anche del P.I.P. 1, nonché il ritorno a destinazione agricola delle superfici interessate: difatti questo è l’unico modo per evitare azioni che, in tutta sincerità, sembrano soltanto avere fini speculativi (terreno agricolo acquistato a basso costo, variante urbanistica, lottizzazione e infrastrutturazione).